Personal Trainer e Disturbi Alimentari: come comportarsi

Personal trainer e disturbi alimentari: penso che si possa dire molto su questo argomento. Infatti non penso di esagerare nel dire che quasi tutti noi trainers ci siamo ritrovati a collaborare con persone che hanno sperimentato dei disturbi legati all’alimentazione. In questo articolo voglio parlare di tale argomento che ahimè spesso viene sottovalutato o addirittura su cui certi “professionisti” (medici e non) hanno il coraggio di lucrare in modo scorretto.  In più di un’occasione ho avuto a che fare con giovani che presentavano queste problematiche, tuttavia mi sono recentemente imbattuto in una ragazza palesemente sottopeso e con problemi di anoressia a cui il dietologo aveva prescritto una dieta praticamente senza carboidrati ed in aggiunta una scheda di allenamento solamente con ripetizioni negative da 5” (a suo avviso così poteva “distruggere e costruire più muscolo”, peccato che neanche conosceva la corretta esecuzione di un air squat…).

E’ innegabile che nella nostra società ormai vi sia una forte pressione sulle ragazze ma persino sui ragazzi, atta al raggiungimento di una magrezza eccessiva che è deleteria per la salute; circa il 10% delle giovani donne soffre di disordini alimentari (mentre nei ragazzi la percentuale è inferiore) e visto che il trend sociale pende verso questi assurdi canoni, è inevitabile che la percentuale salga nell’immediato futuro.

Noi personal trainer dobbiamo essere molto attenti a cogliere eventuali segni che possono indicare problematiche del genere, ma anche a educare i clienti ad un sostenibile stile di vita raggiungibile attraverso un’appropriata combinazione tra allenamento e dieta sana che, non dobbiamo mai dimenticarci di affermarlo, significa mangiare in giusta quantità e qualità piuttosto che poco!

Dobbiamo inoltre porre attenzione a non incoraggiare, tramite feedback inappropriati per esempio, comportamenti rischiosi volti a perdere peso troppo rapidamente e che potrebbero condurre a disturbi nutrizionali appunto, questo in particolare con le clienti adolescenti visto il loro carattere maggiormente volubile oppure con quei soggetti maggiormente sensibili.

Determinante sarà impostare e concordare un programma personalizzato facendo prendere loro consapevolezza della situazione attuale, andando anche ad abbattere quei falsi miti che potrebbero demoralizzarli come: “devi fare solo cardio per asciugarti perché i pesi ti ingrossano”, oppure “guai a mangiare la pasta ed il pane dopo le 18”…

Si lo so, è ridicolo per chi è esperto del settore, spero, ma immaginate la frustrazione per una ragazza che già non si piace affatto; sarà nostro dovere stroncare sul nascere queste dicerie. Dopotutto il personal trainer è un imprenditore che vende il suo prodotto e questo è il benessere per il suo cliente, sia fisico che emotivo, a 360°.

FASI DEL DISORDINE ALIMENTARE

Stando al manuale del PT NSCA le fasi sono 3 e si presentano in tale ordine:

  1. Seguire una particolare dieta;
  2. Alimentazione inappropriata;
  3. Disturbo dell’alimentazione conclamato.

Tendenzialmente le persone, volendo perdere peso, iniziano a seguire una qualche dieta “in voga” al momento, letta o consigliata loro, non rendendosi conto che, come dovrebbe essere per l’allenamento, questa necessita di essere personalizzata e stilata da un vero professionista legalmente riconosciuto quale un biologo nutrizionista oppure un dietologo (sperando che questi siano davvero competenti, eppure in certe occasioni “l’abito non fa il monaco”).

Spesso vedendo che la dieta non produce i risultati sperati, per la frustrazione le giovani riducono l’introito calorico ancor di più e se non bastasse adottano pratiche pericolose come digiunare per lunghi periodi, vomito autoindotto, uso di lassativi e clismi.

Seppur nell’immediato il peso cali effettivamente questo deficit è dovuto ad una perdita di liquidi e massa magra piuttosto che massa lipidica, da qui il rafforzamento dell’idea che queste pratiche, seppur dannose, siano necessarie e quindi giustificate: è in questi casi che deve uscire l’animo etico e motivatore del PT, siccome è necessario agire anche a livello biopsicosociale (a 360°) sulla persona e non solo fisico.

Queste pratiche deleterie rappresentano il primo step che condurrà a patologie quali la bulimia e l’anoressia, per cui se il trainer in fase di anamnesi riconosce o sospetta che la ragazza si sta incamminando verso queste problematiche è bene che offra una buona educazione nutrizionale (sotto forma di consigli) e supporto emotivo, che potrebbero anche indurre la cliente a “rimettersi sulla retta via”.

Stando a B. Ludovise (1992) se un PT sospetta che il suo assistito soffra di quanto esposto potrebbe porgli queste domande, naturalmente con discrezione e tatto:

  • Si sente grasso anche se le dicono che è magro?
  • Diventa ansioso se non può fare esercizio fisico?
  • Si preoccupa di ciò che mangerà?
  • Si deprime se prende Kilogrammi?
  • Si sente in colpa a mangiare?
  • Preferisce mangiare da solo?
  • Evita di dire che si sente grasso perché sente che nessuno la capisce?
  • Ha una scorta segreta di cibo?
  • Quando mangia ha paura di non riuscire a smettere?
  • Diventa ansioso se la esortano a mangiare?
  • Pensa che il suo modo di allenarsi e mangiare sia anormale?

Naturalmente queste rappresentano semplicemente un modo per approcciarsi ad una persona di cui sospettiamo i disordini citati, sarà quindi utile aggiungerle alla fase di anamnesi.

ANORESSIA NERVOSA

Trattasi del disturbo alimentare più conosciuto, visto che rispetto alla bulimia è facilmente osservabile per via del notevole calo ponderale.

Nonostante sia sottopeso, l’individuo per via dell’immagine corporea alterata (la vignetta espone il concetto) ha il terrore di acquistare peso, per cui attua una severa restrizione calorica (oppure verso specifiche tipologie di macronutrienti come i carboidrati) spesso unita ad eccessivo esercizio fisico per il suo livello di salute attuale, da qui il forte deficit negativo che come ben sappiamo determina il calo di peso, con tutte le spiacevoli conseguenze psico-fisiche annesse.

Tra le conseguenze vi sono la scarsa stima di sé e della propria immagine corporea che vedono come “inaccettabile”, oltre all’apatia, isolamento sociale, debolezza cronica ed amenorrea (scomparsa delle mestruazioni) per via della malnutrizione protratta.

In allegato una tabella che può essere utile al PT per individuare segnali che facciano pensare a questa problematica; in tal caso sarà importante rimandare il cliente ad un medico. Per i soggetti anoressici risulta difficile prender atto del loro problema per cui, con coloro con cui si è instaurato un rapporto di fiducia, potrebbe essere intelligente condividere questi punti su cui riflettere.

anoressia nervosa fitness

 

Tratto dal manuale del PT NSCA

BULIMIA NERVOSA

Disordine complesso costituito da episodi di perdita di controllo nel nutrirsi, ovvero da “abbuffate” in cui la persona assume rilevanti quantità di cibo in poco tempo seguiti da pratiche di eliminazione effettuate auto inducendosi vomito, usando diuretici, lassativi e/o praticando una spropositata mole di attività fisica, pensando così di bruciare più Kcal e recuperare dagli “sgarri ripetuti”.

Si parla di bulimia diagnosticata quando questi episodi si verificano in media 2 volte a settimana per almeno 3 mesi, tuttavia anche una minor frequenza richiede di intervenire per stroncare sul nascere questo circolo vizioso.

Non sarà facile riconoscere tale disordine siccome chi ne soffre tende a mascherarlo; inoltre rispetto ad una persona anoressica, un soggetto affetto da bulimia tenderà ad essere normopeso oppure leggermente sovrappeso: a questo proposito i quesiti citati prima e la tabella seguente possono aiutare il coach a sospettare possibili problematiche e ad agire opportunamente. 

Come già affermato in un precedente articolo non dobbiamo vergognarci se non possiamo o non ci sentiamo di seguire una persona per via dei suoi problemi: essere onesti gioverà maggiormente alla nostra figura piuttosto che volersi accaparrare a tutti i costi un cliente più.

bulimia disturbo alimentare

Tratto dal manuale del PT NSCA

TRIADE DELLE ATLETE ADOLESCENTI

I disturbi descritti possono sfociare in questa condizione, definita così perché fu individuata per la prima volta in giovanissime atlete seppur in realtà colpisca non solo queste ultime ma anche donne con vari livelli di atletismo.

Questa problematica è composta dai 3 disturbi:

  • Disfunzione del ciclo mestruale
  • Anoressia atletica
  • Osteoporosi e Fratture

Piuttosto che l’eccessiva attività fisica e sportiva, è l’idea errata di dover perdere molto peso per poter favorire la performance ed anche migliorare il proprio aspetto fisico a condurre a tali sintomatologie.

Gli step che portano alla triade possono presentarsi nel seguente ordine:

  1. Generalmente la ragazza inizia con un’alimentazione inadeguata e povera che la porta ad un deficit calorico che protratto nei mesi la condurrà all’amenorrea, ossia, come già detto, l’interruzione delle mestruazioni;
  2. Trattasi di un problema medico serio dato che porta ad una diminuzione del livello degli ormoni necessari all’accrescimento della densità del tessuto osseo;
  3. Da questa condizione deriva un mancato rinnovamento osseo ed una debolezza di tale tessuto da cui possono derivare condizioni potenzialmente invalidanti quali l’osteopenia e l’osteoporosi con maggior facilità di incombere in fratture da stress.

COME IMPOSTARE UN PROGRAMMA DI TRAINING

Un programma di esercizio fisico strutturato ad hoc sicuramente indurrà benefici sia fisici, dal punto di vista della composizione corporea, che psicologici, tra cui una maggior stima e fiducia in sé.

Naturalmente sarà fondamentale che il programma sia sicuro e personalizzato in base al soggetto e considerate le peculiarità della situazione che non sia tale da divenire una tecnica / pratica scorretta, come quelle già menzionate, per aumentare il dispendio calorico e perdere ulteriore peso. Dovrà essere il medico a stabilire se e quando sia possibile riprendere ad allenarsi ed anche l’intensità: se il cliente si rifiuta di rivolgersi ad un medico e/o non ha ottenuto l’autorizzazione da esso per la ripresa dell’attività fisica, il coach non può allenarlo, siccome i rischi e le probabilità di peggiorare la situazione supereranno di gran lunga i papabili benefici!

Se la persona ottiene il nulla osta medico sarà necessario valutarla inizialmente ripartendo dalle indicazioni del medico curante e svolgendo un’accurata anamnesi ed i più appropriati test funzionali: a proposito rimando al mio articolo inerente l’importanza di questa fase  e ai Test da fare: Test iniziali

Alcune ragazze (in percentuale inferiore anche ragazzi) potrebbero presentare osteoporosi e fratture da stress per cui potrebbe essere appropriato indirizzarle verso attività svolte in scarico gravitazionale, come esercizi in acqua a diversi livelli di profondità (idrokinesiterapia) oppure attività ludiche come l’acqua gym, volte a favorire l’inclusione sociale ed il benessere emotivo, progredendo ad esercitazioni svolte in palestra come pilates, ginnastica dolce/posturale fino all’allenamento in sala pesi.

Le attività non dovranno essere indirizzate alla perdita di peso ma piuttosto dovranno iniziare con un’intensità bassa e man mano progredire sempre seguendo le linee guida del medico curante che monitorerà anche lo stato di salute dell’apparato cardiovascolare e dell’equilibrio elettrolitico; sarà quindi egli a stabilire i parametri allenanti come la percentuale rispetto al VO2Max ed eventualmente a dare l’ok per la progressione ad un’intensità più alta.

Salvo condizioni contrarie, l’allenamento con i pesi sarà caldamente consigliato dato che servirà a preservare ed aumentare la percentuale di massa magra, oltre al rinforzo del tessuto osseo: ovviamente sarà fondante seguire i 3 principi cardine dell’allenamento ossia: SPECIFICITA’, SOVRACCARICO e PROGRESSIONE.

Premesso che ogni singolo programma va personalizzato e volendo provare a supporre un esempio pratico, personalmente partirei con una routine in total body ripetuta 2/3 volte a settimana, con pochi esercizi multiarticolari, in modo da reclutare i principali distretti corporei; inizialmente sfrutterei anche alcuni semplici esercizi a corpo libero i quali permettono di progredire facilmente (in serie, reps, difficoltà tecnica) sfruttando come sovraccarico il peso corporeo, oltre ad essere specifici per l’obiettivo della cliente; a proposito, rimando all’EBOOK di Umberto Miletto “Metodo Calisthenics” in cui troverete molti spunti utili da cui partire.

Ovviamente tutto questo andrà a buon fine se abbinato ad un’adeguata assunzione calorica che, curata dal professionista abilitato, sosterrà le richieste energetiche della persona, cosicché nei giorni di recupero fisico permetterà di supercompensare e quindi migliorare in termini di composizione corporea, equilibrio emotivo e quindi benessere psico-fisico.

Eccovi svelato il motivo per cui insisto sul discorso della collaborazione tra figure professionali diverse, come PT, medico, nutrizionista, psicologo: il nostro organismo è un’entità complessa che necessita di diversi approcci a seconda della situazione considerata, per cui come possiamo pensare che una sola figura possa occuparsi di tutto? 

I tuttologi esistono solo nella mente di chi si crede tale! 

CONCLUSIONI

Spero che questo articolo inerente un argomento delicato come quello dei disturbi alimentari, possa aver fatto breccia in tutti i coach che si sono trovati o si troveranno ad interagire con clienti/atleti che stanno affrontando queste situazioni ostiche. 

Mi auguro inoltre e specialmente di aver motivato almeno un po’ tutte/i coloro che stanno vivendo questo rapporto avverso con il cibo: non abbiate vergogna di voi stesse/i e nel chiedere aiuto, non ci vedo alcun male, anzi vi dirò che, come ho già detto personalmente ad amici e clienti in suddette situazioni, ammiro il coraggio che dimostrate nell’uscire allo scoperto e reagire.

Un giorno dirò “non è stato facile, ma ce l’ho fatta”


Articolo a cura del Personal Trainer Mattia Faramia. Potete contattare Mattia sul suo profilo Instagram @mattraining91

Referenze bibliografiche:

B. Ludovise, B. 1992. Eating Disorders: Toll on the body. Los Angeles Times December 6.

Il manuale del PT, 2010, NSCA.

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