La dieta migliore del mondo: mangiare come un centenario

Vuoi scoprire qual è la dieta migliore del mondo? Oggi ti dirò ciò che realmente devi sapere!

Sono il personal trainer Daniel Dragomir e oggi, ricerche scientifiche a portata di mano, voglio parlarti della dieta migliore in assoluto!

Ha davvero senso stare a dieta?

La dieta ideale viene da anni ricercata da società, scienza e religione. Ci sarebbero troppe cose da dire, ma cosa significa stare a dieta?

Il termine dieta, dal greco dìaita = regime, stile, tenore di vita, ha lo stesso significato di alimentazione corretta, sana ed equilibrata, volta a soddisfare le esigenze fisiologiche dell’organismo ma anche gli aspetti psicologici e relazionali attraverso l’appagamento dei sensi, il rispetto della tradizione.

Questa è la definizione di dieta secondo la quale tutti, a mio parere, dovrebbero riflettere. Innanzitutto la dieta è uno stile di vita: non è un metodo a scadenza o altro, ma un modo di vivere.

La dieta è volta a soddisfare le esigenze fisiologiche (e non le esigenze sociali). La società spesso diffonde nuovi stili alimentari che vengono descritti come un’esigenza della quale non puoi fare a meno per la tua salute.

Eliminare completamente i carboidrati dalla dieta, per esempio, non soddisfa le tue esigenze fisiologiche.

Infine, la dieta comprende anche l’appagamento dei sensi. Ciò significa che non devi eliminare completamente il cibo che ti appaga i sensi, ma moderarlo. Gli sgarri fanno parte del gioco.

L’isola della dieta migliore del mondo

Una dieta che dovrebbe essere di esempio al mondo intero è quella degli abitanti di Okinawa, la famosa isola dove nacque il karate diversi secoli fa.

La cultura gastronomica di quest’isola è tra le più interessanti al mondo perché i suoi consumatori hanno le aspettative di vita più lunghe e bassi tassi di disabilità.

Okinawa è famosa per avere moltissimi centenari che sono una prova vivente dell’efficacia del loro stile di vita e della loro alimentazione.

Il segreto della dieta di Okinawa

La dieta di Okinawa dovrebbe essere un modello alimentare da cui prendere spunto per vivere al meglio. Una ricerca scientifica del 2001 che ti riporto in bibliografia in fondo all’articolo spiega il motivo del successo di questa alimentazione.

La ricerca ci spiega come la cultura di Okinawa abbia il concetto del “cibo come medicina”. In effetti, questa visione porta loro a comportarsi in modo ottimale con i loro alimenti.

La società occidentale dovrebbe prendere spunto da questo ideale tanto semplice quanto efficace.

Tra i cibi più consumati vi sono la patata dolce, il riso, le alghe, carne e pesce. Viene consumato anche molto brodo e, come bevanda, è diffuso il thè verde.

I difetti della dieta dei centenari giapponesi

La dieta adottata per moltissimi anni dai centenari giapponesi ha un difetto: l’influenza del mondo occidentale. Negli ultimi anni probabilmente l’influenza è stata ancora più marcata, ma solo dal 1950 al 1975 i dati mostrano come sia cambiata radicalmente l’alimentazione.

L’assunzione di latte è aumentata di 15 volte, carne, pollame e uova di 7,5 volte e di grassi di 6 volte. Il consumo di orzo è diminuito del 2,5%, quello delle patate del 50% e quello del riso del 70%. Tale effetto è più pronunciato soprattutto tra i ricchi e i non contadini.

Nonostante questo la quantità di cibo consumata in Giappone resta nettamente inferiore rispetto all’America e all’Europa, e questo potrebbe essere a loro favore in quanto a longevità.

L’isola dei centenari, rispetto al resto del Giappone, presenta comunque un maggiore consumo di proteine e verdure giallo-verdi, ma un minore consumo di zuccheri e sale.

I problemi principali per la longevità

La longevità sta aumentando in molti paesi del mondo. Il problema è che questo aumento viene dato dalla medicina e dalla tecnologia avanzata, non dalle buone abitudini e comportamenti delle persone.

A dimostrazione di ciò vi è la diffusione pericolosa delle malattie cardiovascolari e metaboliche che in questo secolo stanno spopolando soprattutto nel mondo dell’Occidente. La sovralimentazione e la cattiva qualità del cibo sono tra le principali cause di questi fattori.

Cosa suggeriscono le ricerche della dieta longeva

Sono stati fatti diversi studi per comprendere l’effetto di alcuni regimi alimentari. Avendo l’impossibilità di monitorare la singola persona per una vita intera, sono state effettuate delle ricerche sugli animali.

Questi ultimi, sottoposti ad una restrizione calorica del 40% ma senza ovviamente malnutrizione, dimostravano un’insorgenza ritardata di malattie legate all’età e un prolungamento della vita del 20-50%.

Gli abitanti di Okinawa, con una restrizione calorica del 40% per metà della loro vita, vivono circa 4 anni in più rispetto agli americani.

L’eccesso di cibo che porta all’obesità nella mezza età (come avviene spesso negli americani) riduce l’aspettativa di vita fino ai 13 anni.

Non tutti possono ricorrere alla restrizione calorica per motivi estetici (dimagrimento) oppure di altro tipo. In questi casi viene consigliato uno stile di vita sano con frutta, verdura e cereali integrali.

Oltre a ciò, anche il mantenimento di un peso stabile, esercizio fisico quotidiano e il non fumare portano a un 55% della riduzione di tutte le cause di mortalità dopo i 24 anni.

Un segreto indicatore biologico per la longevità

La dieta corretta per aumentare qualità e durata della vita può essere misurabile attraverso i bioindicatori, ovvero i segnali biologici del nostro organismo.

Come abbiamo visto, la restrizione calorica è tra le migliori strategie per vivere più a lungo. Uno degli indicatori biologici di questa restrizione è l’abbassamento della concentrazione di insulina.

L’insulina è un ormone che ha la funzione di “chiave” per le porte che fanno entrare lo zucchero nelle cellule (i trasportatori del glucosio).

Quando mangiamo in abbondanza la concentrazione di questo ormone si alza notevolmente per forzare l’entrata di glucosio nelle cellule.

Quando siamo in una restrizione calorica invece la concentrazione di insulina si abbassa. Ecco il motivo del perché una moderata insulinemia è un biomarker per la longevità negli esseri umani.

Questo marcatore può essere facilmente misurato con gli esami del sangue.

Consigli pratici per evitare la sovralimentazione

Per evitare una dieta con un eccesso di cibo ci sono alcuni consigli legati alla fisiologia e alla psicologia che possono aiutarti:

  • Masticare lentamente: ciò fa si che l’assunzione di cibo sia più lenta per dare il tempo al cervello di instaurare la sensazione di sazietà
  • Non mangiare solo carboidrati: un pasto contenente solo zuccheri viene digerito in circa un’ora, dopo la quale può tornare la fame. L’abbinamento con proteine e/o grassi aumenta a più ore il tempo di digestione e quindi di sazietà.
  • Non mangiare dai pacchetti: il controllo sul mangiare da un pacchetto viene meno, di conseguenza scegliere la porzione precisa evita di alimentarti in modo eccessivo.

Conclusioni

La dieta dei centenari dovrebbe essere un’ottima alleata di tutti. Un fattore fondamentale è la moderazione dell’alimentazione, insieme alla qualità del cibo e all’adeguata attività fisica.

Se vorrai consultare tutto ciò che ho riportato nell’articolo, trovi le fonti scientifiche nella bibliografia.

Per qualsiasi suggerimento, dubbio o altro, scrivimi pure sul mio profilo Instagram cliccando qua >> Daniel Dragomir

Bibliografia

Cannella, C., C. Savina, and L. M. Donini. “Nutrition, longevity and behavior.” Archives of gerontology and geriatrics 49 (2009): 19-27.

Kagawa, Yasuo. “Impact of Westernization on the nutrition of Japanese: changes in physique, cancer, longevity and centenarians.” Preventive medicine 7.2 (1978): 205-217.

Everitt, Arthur V., Leonie K. Heilbronn, and David G. Le Couteur. “Food intake, life style, aging and human longevity.” Calorie restriction, aging and longevity. Springer, Dordrecht, 2010. 15-41.

Sho, Hiroko. “History and characteristics of Okinawan longevity food.” Asia Pacific journal of clinical nutrition 10.2 (2001): 159-164.

Roth, George S., et al. “Biomarkers of caloric restriction may predict longevity in humans.” Science 297.5582 (2002): 811-811.

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