L’attività fisica adattata al diabete di tipo 2

L’Attività fisica adattata

Il termine Esercizio Fisico Adattato (E.F.A.) è utilizzato quando ci si riferisce a una fattispecie dell’attività motoria adattata, che si rivolge a persone con patologie croniche, come il diabete di tipo 2 che beneficiano maggiormente di programmi finalizzati a stimolare soprattutto la risposta metabolica (centrale e periferica) all’esercizio fisico, come nel caso di patologie cardiovascolari, dismetaboliche, pneumologiche e oncologiche, in condizioni di stabilità clinica. L’attività fisica adattata al diabete di tipo 2 prevede esercizi mirati che vengono consigliati dai protocolli dell’O.M.S. e dell’ A.C.S.M.

Il diabete mellito di tipo 2 e la sindrome metabolica

Il diabete di tipo 2 è la più comune forma di diabete mellito, una malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia.
All’origine del diabete di tipo due ci sono generalmente 2 alterazioni: l’insulino-resistenza e un deficit di secrezione dell’ormone insulina, da parte delle cellule del pancreas deputate a tale funzione.

Il diabete di tipo 2 è considerato una complicanza della sindrome metabolica. Nelle persone con ridotta tolleranza al glucosio o ridotta glicemia a digiuno, la presenza di sindrome metabolica raddoppia il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

PER APPROFONDIRE LA SINDROME METABOLICA LEGGI>>>https://umbertomiletto.com/sindrome-metabolica-le-vere-cause-e-i-rimedi/

I protocolli

I presenti protocolli costituiscono una evoluzione rispetto alle precedenti esperienze. Una delle novità più rilevanti consiste nell’adozione di un modello di intervento che mira all’universalità della proposta, e consenta di raggiungere un’ampia platea di beneficiari. Ciò è reso possibile dalla stratificazione in diversi livelli, per cui lo svolgimento di attività motoria adattata nell’ambito di strutture del SSR è indicato solo per le persone più fragili. In altri termini, per chi ne ha più bisogno, e che ne può maggiormente beneficiare, sia a livello individuale che collettivo. È infatti nota l’associazione inversa fra diminuzione del rischio dei principali outcome clinici e attività fisica svolta, significativamente maggiore in soggetti con più elevato rischio cardiovascolare. Queste osservazioni suggeriscono che le persone con malattia più avanzata, solitamente più sedentarie, siano quelle che maggiormente possono beneficiare dell’incremento di abituale attività fisica. (Stewart 2017).

L’obiettivo

L’obiettivo principale di questi percorsi è migliorare la capacità funzionale dell’individuo attraverso il regolare svolgimento di attività fisica e, conseguentemente, il livello di salute, qualità e soddisfazione di vita (WHO 2017). L’EFA può essere consigliato o prescritto dal medico di medicina generale (MMG), dallo specialista in medicina dello sport e dell’esercizio fisico, e dallo specialista competente. Coerentemente con quanto previsto dalla D.G.R. n. 2127 del 5 dicembre 2016, l’EFA può essere eseguito in autonomia, presso la rete regionale delle “Palestre che promuovono salute per l’Attività Motoria Adattata (PPS-AMA)”, e, in condizioni particolari e per un limitato periodo di tempo, presso i Servizi di Medicina dello Sport e Promozione dell’Attività Fisica (MDS-PAF). L’EFA presso le PPS-AMA e presso i Servizi MDS-PAF viene svolto sotto la supervisione laureati magistrali in scienze e tecniche dell’attività motoria adattata opportunamente formati. L’”apertura” a luoghi ove svolgere attività fisica diversi, rispetto a quanto proposto dai precedenti protocolli, tiene conto anche del fatto che “dove” esercitarsi, impatta significativamente sulla “decisione” di esercitarsi (Heinrich 2017, Tsaur 2012).

E’ obiettivo di questo articolo anche favorire un’integrazione sostenibile tra gli stakeholders, in primis il cittadino portatore della malattia cronica, poi le strutture del Sistema Sanitario Regionale (SSR), quindi le istituzioni locali e il settore privato .

I protocolli sono riferiti a soggetti con malattie dell’apparato cardiovascolare e dismetaboliche.

Tuttavia è noto che molti altri sono gli ambiti in cui questo tipo di intervento è raccomandato, e dunque l’estensione di questi protocolli potrà essere sviluppata ulteriormente in futuro. Va infine sottolineato che i protocolli revisionati tendono a spostare l’attenzione da un modello “centrato” sulla patologia organica a un modello “centrato” su benessere e salute, in questo caso con attenzione particolare alla componente stile di vita attivo .

Criteri generali

Criteri generali

Esercizio fisico consigliato: attività che coinvolgano grandi gruppi muscolari, ad intensità lieve-moderata

Obiettivi

  •   Favorire la modificazione stabile dello stile di vita, con raggiungimento del livello minimo di attività fisica raccomandata dai principali documenti di indirizzo nazionali e internazionali, con modalità efficaci e sicure.
  • Provvedere all’appropriata guida e monitoraggio dell’EFA.
  •   Mantenimento/miglioramento della funzionalità cardiocircolatoria (massimo consumo di ossigeno, VO2max)
  •   Concorrere alla sorveglianza dell’adesione generale alla prevenzione secondaria, perseguendo il livello migliore di salute cardiovascolare.
  • Valutazioni di esito
  • Svolgere sistematicamente (da almeno 2 anni) ≥ 150 minuti di attività fisica ricreazionale (non occupazionale) a

settimana.

  • VO2max ≥ 85% del teorico per età e genere per i pazienti che afferiranno al Serv. MDS-PAF.

 

Note.

Si propone la valutazione sistematica della massima capacità di consumare ossigeno durante esercizio fisico (VO2max) e non solo dell’attività fisica svolta auto- riportata, poiché si tratta di due variabili indipendentemente e proporzionalmente associate ai maggiori outcome clinici. Inoltre, il VO2max è stato recentemente proposto come “segno vitale” in considerazione del fatto che è riconosciuto come il quarto fattore di rischio cardiovascolare, potenzialmente più predittivo di comuni fattori di rischio come fumo, ipertensione, ipercolesterolemia, Diabete di tipo 2, e che la sua aggiunta ai comuni calcolatori di rischio cardiometabolico migliora significativamente la capacità predittiva dei modelli.

Nonostante queste evidenze non viene comunemente incluso nella valutazione del rischio cardiovascolare. Noi desideriamo proporlo almeno per i pazienti che afferiranno ai Servizi MDS-PAF, cioè quelli con più marcata riduzione della capacità

funzionale.

Il VO2max potrà essere valutato direttamente mediante test cardiopolmonare, ovvero indirettamente da test submassimali al cicloergometro o al tappeto rotante. Il teorico per età e genere è definito dagli algoritmi di Wasserman e Hansen.

Riferimenti bibliografici: Heinrich 2017; Tucker 2011; WHO 2017; Stewart 2017; Tsaur 2012; Arena 2015; American College of Sports Medicine 2014; American

Association of Cardiovascular and Pulmonary Rehabilitation 2013; Ross 2016; Wasserman 2005; Grazzi 2017.

Riferimenti bibliografici: Heinrich 2017; Tucker 2011; WHO 2017; Stewart 2017; Tsaur 2012; Arena 2015; American College of Sports Medicine 2014; American

Association of Cardiovascular and Pulmonary Rehabilitation 2013; Ross 2016; Wasserman 2005; Grazzi 2017.

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