Allenare il giovane atleta quali regole seguire

 

Il seguente articolo è mirato a fornire delle indicazioni utili per ” allenare il giovane atleta”, necessarie a tutti i preparatori/allenatori che operano nell’ambito del settore giovanile di qualsiasi disciplina sportiva (individuale e di squadra).

Introduzione

Tali linee guida mirano a far capire ai coach quali siano le attività da evitare e quali siano quelle da preferire in funzione delle “fasi sensibili” (periodi di crescita) in cui si trovano i giovani atleti.

Nella parte conclusiva si espongono una serie di indicazioni specifiche, delle esercitazioni (test motori, esercizi ecc.), soffermandosi maggiormente sulle capacità coordinative in quanto fondamentali in determinati periodi nella fase di sviluppo, anche se comunque correlate alle capacità condizionali e a tutti gli altri fattori che caratterizzano la vita sportiva del bambino o del ragazzo.

“Il bambino non è un adulto in miniatura e la sua mentalità non è solo quantitativamente, ma anche qualitativamente diversa da quella degli adulti, e per questa ragione un bambino non soltanto è più piccolo, ma anche diverso” Claparède 1937

GLI SCHEMI MOTORI DI BASE

Gli schemi motori di base sono le unità elementari di movimento che il bambino deve apprendere e tramite le quali può appropriarsi di tutto il bagaglio motorio, fondamentale per la vita di relazione. Essi si classificano in:

  • strisciare,
  • rotolare,
  • quadrupedia, 
  • camminare,
  • correre,
  • saltare,
  • lanciare,
  • afferrare e 
  • arrampicarsi. 

Questi gesti motori sono alla base di qualsiasi capacità legata al movimento e rappresentano la base del patrimonio di qualsiasi bambino.

Se sapremo lavorare in maniera varia e appropriata su questi gesti, riusciremo a costruire un atleta in grado di imparare gesti coordinativi, tecnici e anche tattici sempre più complicati e difficili, favorendo quindi l’apprendimento.

L’ALLENAMENTO IN ETA’ EVOLUTIVA

L’allenamento è un processo pianificato e complesso che ha per scopo l’incremento e l’ottimizzazione delle prestazioni sportive. In esso vengono applicati stimoli motori che hanno l’obbiettivo di provocare adattamenti morfologici e funzionali.

L’allenamento infantile prepara uno sviluppo finalizzato delle prestazioni. l’obbiettivo è l’espressione di tutte le possibilità motorie fino a farle diventare un ampio serbatoio di movimenti.

L’attività motoria giovanile ha come obbiettivo la costruzione delle capacità motorie sulla base dello sviluppo armonico generale del fisico.

  • Prima infanzia 0/3 anni: si parla di sviluppo globale e non ha un’importanza rilevante per quanto concerne un inizio di un processo di esercitazioni o pre allenamento.
  • Età prescolare 3/7 anni: è l’età aurea aumenta la capacità di interazione con gli altri e l’autostima, lattività sportiva deve avere solo caratteristiche ludiche.
  • Prima età scolare 6/10: esistono presupposti fisici favorevoli per l’acquisizione di abilità motorie. Formazione polisportiva.
  • Seconda età scolare 10/12: eccellente capacità di apprendimento, basi coordinative. Possono essere appresi movimenti anche complessi. Questa è la migliore età per l’apprendimento e dovrebbe essere sfruttata per garantire ed acquisire la forma precisa delle principali tecniche sportive.
  • Prima fase puberale 12/15: età della maggiore allenabilità delle qualità condizionali.
  • Seconda età puberale 15/19: età sfruttata per la per la perfezione delle tecniche sportive e acquisire la condizione fisica necessaria nello sport che si viene praticato.

Il processo di Perfezionamento Sportivo

Il processo di perfezionamento necessario per le prestazioni sportive elevate si divide in:

 1) allenameneto di base: sviluppo multilaterale per molti sport. È il più importante e deve essere pluridimensionale. Molto importante è la multilateralità che si divide in estensiva rivolta ad un più ampio patrimonio possibile di strutture motorie. Intensiva invece dove l’utilizzo più specifico dei mezzi e dei metodi di allenamento si struttura progressivamente per formare l’atleta di alto livello

 2) allenamento di costruzione: specializzazione disciplina sportiva

 3) allenamento di alto livello: ottimizzazione forma sportiva.

L’allenamento può essere svolto per lungo tempo con carico variabile o per breve tempo con elevata intensità di carico. La disponibilità alla prestazione dipende dal desiderio di poter ottenere degli obbiettivi, ma se si hanno risultati negativila disponibilità diminuisce. Questo è dovuto da un allenamento errato, obbiettivi irrealistici, troppa importanza all’allenamento, poco tempo di riflettere sui processi di allenamento, impiego errato in gara.

La Specializzazione

La specializzazione è la costruzione pianificata dell’allenamento che ha per scopo la partecipazione a campionati.

I principi dell’allenamento sono: costruzione a lungo termine dell’allenamento, allenamento per tutto l’anno, periodizzaziozione, individualizzazione, adeguatezza rispetto all’età.

Il carico di allenamento è l’effetto di stimoli motori sulle funzioni fisiche e psicofisiche controllato attraverso il volume e l’intensità. Si divide in esterno determinato dai contenuti. E interno indici fisiologici. I limiti al carico sono nei sistemi biologici, nell’apparato locomotorie e nella muscolatura.

  • 6/8 anni: esercizi formativi con gioco, flessibilità e sviluppo dell’equilibrio.
  • 9/11 anni: ginnastica formativa, sviluppo equilibrio, flessibilità.
  • 12/14 anni: addestramento tecnico globale, forme complesse di equilibrio, flessibilità ed esercizi formativi individuali.
  • 15/16 anni: addestramento tecnico in forma analitica e globale, preparazione fisica generale a carico naturale, preparazione fisica specifica.

I Fattori di Carico

I fattori del principio fisiologico del carico sono: programmazione dell’impostazione dell’esercitazione, allenamento per tutto l’anno, progressione.

La supercompensazione è l’adattamento al carico. Per definire il carico di allenamento bisogna vedere il livello di partenza individuale, particolarità della situazione di allenamento, come è socialmente considerato l’allenamento.

Le prassie degli arti superiori sono la capacità di compiere correttamente gesti coordinati con le mani e diretti a un determinato fine. Si dividono in:

1) Rappresentazionali cioè gesti che possiedono una rappresentazione simbolica. Di tipo transitivo cioè movimenti che richiedono l’uso di oggetti o strumenti. E di tipo intransitivo quindi gesti che richiedono l’uso delle mani

2) Non rappresentazionali cioè gesti che non possiedono una rappresentazione simbolica ma solo motoria 

3) Sequenza di gesti ovvero combinazioni di azioni che in modo logico e sequenziale costituiscono un gesto più complesso.

Prassie visuo-costruttive dipendono dall’interazione fra differenti funzioni cognitive come la percezione, l’attenzione visiva e la memoria spaziale. È la capacità di organizzare singoli elementi in una disposizione spaziale secondo un modello percepito visivamente o solo immaginato.

Motricità

Pura attività motoria quindi movimenti riflessi. O attività psicomotoria quindi movimenti programmati quali prassie e movimenti simbolici e creativi quindi rappresentazione mentale. I movimenti possono essere strutturali che riguardano l’anatomia e la fisiologia. Funzionali struttre dello schema corporeo.

Capacità sensopercettive

Sono l’insieme degli aspetti sensoriali percettivi e neurologici finalizzati in ambito motorio. Si dividono in sensazione che è l’aspetto relativo al rapporto sensoriale tra soggetto e mondo esterno. Percezione invece è l’aspetto relativo alla presa di coscienza psichica da parte del soggetto. Gli analizzatori sono cinestetico, visivo, uditivo, tattilr olfattivo.

Il sistema sensomotorio evolve con il SNC. Ad ogni movimento ogni individuo riceve informazioni sensoriali che gli consentono di valutare il risultato ottenuto.

Lo sviluppo percettivo motorio comprende informazioni che provengono da 2 canali sensoriali: 1) percezione relativa al proprio corpo quindi la posizione ed il movimento. 2) percezione relativa ai dati esterni che consentono di metterci in comunicazione con l’ambiente esterno.

Le prassie possono essere:

  •  intransitive non richiedono alcuna discriminazione spaziale e possno essere di vario tipo: movimenti elementari su comando, espressivi su comando, descrittivi simbolici convenzionali.
  •  transitive comportano discriminazione spaziale e si dividono in intenzionali e riflessi.
  •  costruttive sono azioni che comportano l’uso simbolico dello spazio attraverso il grafismo.
  •  specializzate sono azioni volontarie che vengono automatizzate nnel tempo.

Le fasi di acquisizione di una prassia sono:

 1) preparazione azione eseguita lentamente vengono curate le singole parti dell’azione

 2) composizione azione eseguita più velocemente e vengono commessi errori

 3) proceduralizzazione azione svolta fluentemente in modo rutinazio e automatizzato.

Lo schema corporeo è la rappresentazione cognitiva del proprio corpo nello spazio. Alla base esistono alcuni prerequisiti quali affinamento sensopercettivo, lateralizzazione, orientamento nello spazio e nel tempo. Le tappe dell’evoluzione dello schema corporeo sono 1) presa di coscienza dell’immagine del corpo. 2) esplorazione e riconoscimento del corpo. 3) senso del ritmo. 4) percezione dello spazio come sede del dialogo fra sé e l’ambiente. ( corpo subito, vissuto, percepito e rappresentato).

Gli schemi posturali sono atti motori sgmentati che coinvolgono solo alcune parti e che avvengono senza modificare la posizione del corpoe sono flettere, estendere, elevare e abbassare, piegare ed estendere, addurre e abdurre, inclinare, oscillare, ruotare e circomdurre, slanciare.

COSA SONO LE FASI SENSIBILI?

Nell’allenamento infantile, a causa del rapido sviluppo del cervello e dell’elevata capacità di prestazione coordinative che esso comporta – si tratta dell’ ”equivalente sportivo” della funzionalità del Sistema Nervoso Centrale che è già ottima, troviamo in primo piano la formazione ottimale di numerose e diverse abilità e tecniche motorie e sportive, l’ampliamento del patrimonio di movimenti o dell’esperienza motoria.

L’allenamento delle capacità condizionali si svolge parallelamente, però solo nella misura in cui – e qui troviamo una notevole differenza rispetto all’allenamento degli adulti – esso è reso necessario da una formazione coordinativa globale. In età infantile, le capacità condizionali vanno sviluppate in modo ottimale, ma non al massimo.

Quando si parla di Fasi Sensibili si fa riferimento a quelle fasi in cui l’organismo del bambino è pronto ad apprendere in maniera più che brillante determinate capacità motorie-coordinative e capacità piscofisiche. Possono riguardare varie capacità motorie: gli schemi motori di base, le capacità coordinative, le capacità fisiologiche/condizionali (forza, resistenza, velocità ecc..), le abilità psicologiche o le abilità tecniche o specifiche.

Queste fasi però non sono uguali in tutti i bambini. In ogni individuo la maturazione biologica può avere un suo percorso e non rispettare l’eta cronologica (età dettata dalla data di nascita), ma di solito va di pari passo con la maturazione psicologica.

In queste fasi il bambino è come una spugna ed apprende al massimo delle proprie capacità. Non sfruttare l’importanza di questi momenti (che durano anni, non parliamo di settimane o di pochi mesi), è un danno che stiamo facendo ai bambini; il bambino è pronto ad apprendere e la tempestiva e corretta stimolazione può portare ai massimi benefici.

L’infanzia e l’adolescenza sono momenti prolifici per lo sviluppo delle capacità coordinative. L’età post-puberale è più adatta per focalizzare gli sforzi dell’allenatore e del preparatore fisico allo sviluppo delle capacità condizionali.

La concezione precedente di credere che una volta perse le età sensibili non si possa più fare nulla per lo sviluppo delle capacità coordinative è alquanto estremista, nonostante ci sia un fondo di verità. Tutte le qualità fisiche possiamo svilupparle a qualunque età, ma il problema risiede nella loro allenabilità e quindi nella loro possibilità di miglioramento.

Nel 1982, Martin identificò le fasi sensibili e divise le qualità fisiche in base a quando il loro grado di allenabilità risultava massimo.

La massima voglia di apprendimento viene evidenziata tra i 7 e gli 11 anni. Questo permette all’allenatore di proporre lavori che siano tra loro eclettici, nell’ottica di garantire uno sviluppo a 360° delle capacità fisiche.

Quali capacità fisiche sviluppare durante le diverse fasi sensibili

In breve possiamo dividere le età in diverse fasi, in cui sarà importante sviluppare determinare skills motorie. Tra le capacità fisiche da sviluppare, troviamo:

  • Rapidità: tra i 7 e i 13 anni.
  • Resistenza: tra gli 11 e i 15 anni.
  • Forza: tra i 13 e i 15 anni.

Quanto riportato da Martin non deve trarre in inganno il professionista: non ci si limita allo sviluppo delle capacità nelle sole età riportate, ma devono essere utilizzate in ottica pedagogica. Per esempio la forza sarà fondamentale svilupparla sempre, ma nella fascia di età tra i 13 e i 15 anni si avrà il massimo picco e così per le altre capacità fisiche.

Inolte ricordiamo come la rapidità e la resistenza siano esse stesse espressioni di forza e pertanto questa tabella può essere considerata valida nella sua globalità.


Per informazioni più dettagliate contattare direttamente il coach.

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Bibliografia

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